I decessi hanno superato il 40% nei pazienti del registro con cardiopatia valvolare che si ammalano. Un trattamento rapido riduce il rischio.
Secondo i dati del registro multicentrico, quattro pazienti su 10 che contraggono COVID-19 in aggiunta alla cardiopatia valvolare muoiono entro 30 giorni dal ricovero ospedaliero. Un tasso di mortalità questo che secondo i ricercatori sarebbe forse sufficiente a giustificare la riparazione o la sostituzione della valvola anche nel contesto della SARS-CoV-2.
I pazienti con stenosi valvolare o rigurgito dovrebbero ottenere un trattamento tempestivo nella speranza che, se sviluppassero la malattia virale, la loro risposta potrebbe essere meno grave. E’ quanto sostenuto da Danny Dvir del Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme e della University of Washington, Seattle.
“Parliamo continuamente di come ridurre l’impatto della mortalità da COVID-19, di cosa dovremmo fare per migliorare i risultati per i nostri pazienti mentre aspettiamo un vaccino”, ha dichiarato Dvir, “Abbiamo una soluzione per la malattia valvolare: prima che vengano infettati da COVID, possiamo trattare queste valvole”.
Come si é osservato anche in altre aree della medicina cardiovascolare, Dvir ha dichiarato che le persone con malattie valvolari cardiache sono state riluttanti a cercare cure a causa della paura di ammalarsi. Per queste persone, il solo ritardo nelle cure le mette a rischio. C’è anche la possibilità che svilupperanno COVID-19 durante questo periodo, ha osservato.
Ciò che è risultato chiaro dai dati, ha esortato Dvir, è che le malattie valvolari cardiache dovrebbero essere trattate in modo convenzionale durante la pandemia. Lo studio non è randomizzato, ha ammesso. “Ma i risultati clinici di coloro che hanno avuto TAVR (Transcatheter aortic valve replacement) mentre sono stati infettati da SARS-CoV-2 sono abbastanza buoni, ad essere onesti. Questi pazienti hanno reagito bene”.